Conservazione dei racconti popolari locali: turismo teatrale e storie territoriali nel sud Italia

Concetta Brunetti, Artèteca

Dee Dee Chainey parla con Concetta Brunetti, attrice e drammaturga, e fondatrice di Artèteca.

Dee Dee: Sul tuo sito web, si dice che Artéteca è turismo teatrale, performance artistiche in cui racconti il territorio attraverso il teatro. Puoi dirci un pò da dove è nata questa brillante idea e perché è necessaria nelle comunità locali?

Concetta: Artéteca Turismo Teatrale nasce da un percorso teatrale che spesso ha incrociato il turismo e le sue attività. Vivere lo spazio di visita come un vuoto contenitore che fu storia lascia un senso di estraniamento, di distacco al turista che, di passaggio, spesso vive una bulimica sovraesposizione dei luoghi perdendone l’anima. Nasce così l’idea di utilizzare l’immortale forza della narrazione e la potenza dell’espressione teatrale per raccontare i luoghi. Cercare le storie che essi contengono, metterle in scena per inserirle in percorsi turistici già conosciuti o in nuovi ancora da sviluppare.

Crediamo che il turismo teatrale possa tracciare percorsi innovativi per lo sviluppo turistico del territorio e per la sua destagionalizzazione perché presenta, quale proprio contenuto essenziale, una pratica primaria e largamente diffusa, quella della narrazione. 

 

Dee Dee: E come rispondono solitamente i turisti? Pensi che li porti davvero nella vita della regione?

Concetta: La risposta è assolutamente positiva, in quant oil turista vede I luoghi prendere vita e assumere un corpo, un corpo attoriale che diviene lo strumento con cui quel luogo si imprime nella viva memoria del turista che torna a casa avendo vissuto una esperienza e non soltanto avendo attraversato passivamente quell luogo.

 

Dee Dee: In che modo il progetto aiuta a preservare storie e racconti popolari locali, e come pensi possa essere utile per la regione Puglia?

Concetta: La regione Puglia sta facendo enori passi promozionali soprattutto in ambito turistico, ma questo successo rappresenta un pericolo: quello di perdere la propria vera natura . il tentativo che Arteteca fa è quello di proporre un lavoro di ricerca profondo che però sia spendibile verso un pubblico multiforme sia come composizione che come provenienza. La Puglia è una terra che, storicamente, ha vissuto tanti arrivi, incontri e intrecci di tante culture diverse, tante storie e tante leggende che la rappresentano. Con pazienza certosina Artetéca comincia a raccoglierle, a comporre creando le sue performance, così da restituire quaòlcosa a questo territorio accogliente che ho scelto come mia nuova casa.

 

Dee Dee: Pensi che racconti folcloristici e storie storiche possano aiutare le persone ad acquisire un senso del luogo? Cosa significa questo per la loro identità e come si relazionano al luogo in cui vivono?

Concetta: Siamo una specie narrante, dalla notte dei tempi, in tutte le latitudini, raccontiamo storie, per dirci chi siamo, per capire da dove veniamo e dove andremo dopo la morte, spazio e tempo le due coordinate che cerchiamo di dominare con la parola. E quello che non capiamo diventa mito, leggenda, universo magico.

Da questa oralità ha origine la storia, e così Artetéca fa vivere la vera storia, quella che, oltre ai dati cronologici  ed alle notizie architettoniche, ritrova le vite di chi in quello spazio ed in quel tempo è passato, ne coglie emozioni e sensazioni raccoglie quanto quelle mura, quelle stanze, quelle vie, hanno visto, sentito, vissuto e lo restituisce al passante di oggi. Così si conosce, secondo noi, l’anima dei luoghi. E indubbiamente, conoscendo l’anima dei luoghi, conosciamo un pò meglio noi stessi.

 

Dee Dee: Fai un sacco di lavoro nelle scuole e con i bambini. I bambini hanno bisogno di capire la storia della loro regione? Cosa pensi che ciò porti a loro?

Concetta:  Come di evo poc’anzi siamo una specie narrante, e questo vale ancor di più per I bambini che, sottopossti ad una costante stimolazione elettronica e avvolti nella globalizzazione del senso che cancella le individualità locali, necessitano di un forte stimolo verso il senso di appartenenza e di conoscenza per se stessi e per le prossime generazioni. Per questa ragione speriamo di arrivare sempre di più alle scuole e poter proporre il nostro metodo di lavoro a bambini e adolescnti, così da renderli più consapevoli dlle storie che sono fondative del loro essere.

 

Concetta Brunetti, Artèteca
Concetta Brunetti, Artèteca

Dee Dee: In quali altri gruppi e comunità lavori, e in che modo questi usano le storie? Puoi darci un esempio recente di uno spettacolo e della sua storia, e come la folla ha risposto?

Concetta: Artéteca cerca di uscire dalla narrazione main stream per approdare in un territorio meno conosciuto, dove gli interstizi della memoria trovano meno spazio per emergere eppure c’è tanta ricchezza, tante storie. Cosi nascono I nostri spettacoli. Ad oggi, le prime portate in scena sono:

Lo spettacolo “Lecce è donna”, dove l’attrice Concita Brunetti ha fatto rivivere tre  donne che hanno raccontato le diverse anime della città, l’universo femminile che, determina la storia sia quando gli è riconosciuto un ruolo storico che quando lo si elude: Sant’Irene per raccontare la sfera del sacro di una città in cui la Chiesa è stata ed è molto presente con la presenza di conventi, abbazie, chiese;

La leggenda di Sibilla per cogliere l’animo più romantico tra gli angoli nascosti, dove luce e ombra giocano a riflettersi sulla bianca pietra intarsiata dal barocco; Maria D’Enghien, la forza del potere, della Storia con la S maiuscola rappresentata, come raramente accade, da una donna.

Storie di uomini, storie di Dio – il papa di Casaranello, una performance teatrale site-specific, nata dalla  collaborazione con l’Associazione Culturale ArcheoCasarano nell’ambito del progetto denominato “Touch Casaranello” che ha come obiettivo la valorizzazione della Chiesa di Santa Maria della Croce, detta anche di Casaranello. Un esempio concreto di come due progetti che mirano allo stesso obiettivo ma con pratiche diverse possono arricchirsi dalla collaborazione reciproca.

Fedele alla sua missione Artetéca, recupera una vecchia leggenda popolare per narrare la storia di un luogo. Porta così in scena storia e leggenda, in un dialogo che unisce epoche diverse, un futuro visto da chi lo vive, la voce del Vescovo Sanfelice, ed un passato narrato dalla voce della madre di Bonifacio IX, che affida al suo Dio, alla sua fede, il destino del figlio che porta in grembo, mentre il vescovo gli predice il grande futuro che lo attende. Far vivere i luoghi attraverso le storie che li raccontano, sperimentare la presenza dei protagonisti che li hanno vissuti e quelli anche solo immaginati, perché la visita di un posto diventi un’esperienza da portarsi via, una cartolina nella memoria.

E la storia dei territori è fatta di personaggi e leggende, come quella di Matteo Tafuri a

Soleto, città di macare (fattucchiere) e macarie (incantesimi).

Il Tafuri fu medico e filosofo, ingegno versatile che viaggiò molto prima di ritirarsi nel suo paese natio, dove il “Socrate di Soleto”,vide oscurata la sua grande fama di intellettuale e studioso a causa di ingiurie e maldicenze che lo facevano stregone, mago e astrologo, perché la semplicità culturale dei suoi compaesani non era in grado di comprendere la sua scienza ed i suoi studi.

“Humile so et humilta’ me basta. Dragon diventaro’ se alcun me  tasta.”

Con quest’iscrizione Matteo Tafuri esprimeva e manifestava ai cittadini, e a chiunque passasse dalla sua dimora, la sua mite natura caratteriale, minacciando al contempo, ironicamente, di diventare, se pungolato, un dragone, attraverso alchimia e magia.

Ma perché proprio stregone?, perché a muoversi nella storia di questa cittadina ci si accorge che streghe e diavoli, avevano già abitato questo luogo, si narra infatti che si diedero convegno anche per la costruzione del campanile dove, alla luce dell’alba, gli ultimi quattro diavoli che non riuscirono a scappare, restarono pietrificati.

Così, Artetéca vuole restituire, nel tempo della performance, l’atmosfera del tempo, lasciar aleggiare la figura del Tafuri ed il convivio di streghe e diavoli, per raccontare, tra storia e leggenda, Soleto.

Non c’è nessuno più degli stessi protagonisti che possa raccontare in maniera più convincente la propria storia. Questa è la forza vera di Artéteca, la capacità di rendere viva, esperienziale, la storia dei luoghi.

Questi spettacoli vengono poi accolti in diversi luoghi e ognuno li adotta lkeggendo in essi parte della sua storia arricchendo e contaminando la narrazione.

 

Dee Dee:  Le persone in Italia stanno affrontando enormi cambiamenti socio-economici, con il nuovo governo, e in particolare le nuove politiche sui rifugiati e gli immigrati economici, più per il sud d’Italia rispetto a molte altre regioni. Pensi che racconti folcloristici e storie possano aiutare a costruire ponti tra comunità che a volte sono viste come molto diverse? Questo può aiutare a risolvere i problemi nella società di oggi?

Concetta: Si parla molto di Cattivismo, questo neologismo descrive bene cosa accade nel nostro paese. L’italia ha una lunga storia di emigrazione, ma oggi che la nostra condizione è migliorata, lo spirit di accoglienza sta scemando di fronte alle grosse difficoltà sociali generate dall’accoglienza di numeri enormi di persone che provngono dai luoghi più poveri del pianeta. La politica fa la sua parte nel creare acrimnia e la gente vive in un far west emotive in cui , come dicevano I latino, homo omini lupus. E’ difficile generare un senso di accoglienza profondo nelle persone prostate da anni di recessione e crisi economica, ma non sono I migrant il problema, anzi forse sono la soluzione. Un paese come il nostro, con una età media altissima, deve fare I conti con la necessità di accogliere I popoli giovani che migrano dall’africa, se non altro per assicurarsi un futuro come popolazione e come nazione. Credo che andare  araccontare ciò che è stat oil nostro passato di viaggiatori, migrant che partivano con solo una valigia di cartone e tanta voglia di lavorare, possa essere uno strumento utile all’accoglienza perchè I rifugiati di oggi non sono altro che I nostril nonni o bisnonni che hanno perso la vita nelle miniere della Germania o sulle navi mercantile destinazione America. In somma la ruota della storia gira ed è davvero pericoloso dimenticare. Memoria e storia sono l’unico modo per comprendere e aprire gli occhi e I cuori di chi sta divenendo sordo ai bisogni di un pianeta le cui distanze sono sempre più piccolo e I popoli sempre più vicini. Non siamo soli e non possiamo pensare di isolarci ma aprirci consapevolmente, conservando e trasmettendo chi siamo e contemporaneamente cercando di conoscere davvero chi abbiamo di fronte.

 

Un enorme ringraziamento per aver parlato con me oggi Concetta, e buona fortuna con questo fantastico progetto — non vedo l’ora di assistere a uno spettacolo qui a Lecce!

 

Concetta Brunetti

Ho  dedicato la mia vita alla ricerca della via per giungere al teatro totale ed ora mi posso finalmente definire attrice e scrittrice di testi per il teatro. la mia formazione è duplice: ho studiato il teatro dal punto di vista teorico, laureandomi a pieni voti al DAMS di Roma e poi ho lavorato sul mio corpo per farne terreno fertile di narratività. infatti nasco come mimo e continuo a praticare questa mistica arte accanto al lavoro più esteso di attrice e regista.Per ARTÈTECA mi occupo della ricerca dei materiali, la scrittura dei testi  e la messa in scena delle pièce. insomma seguo tutto il progetto dalla culla al palcoscenico. Sito Web o Facebook.

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